C&dM: il caso Nagel: solo un ateo può criticare l’evoluzionismo?

Lo diceva da qualche parte Augusto Del Noce: il fatto che tutti concordino nel ritenere che una rivoluzione, in generale, debba essere qualcosa di buono, indica chiaramente che siamo all’interno di un’era ben delimitata, un’”era rivoluzionaria”, per così dire. Quando torneremo ad avvertire le rivoluzioni come un elemento storico-culturale negativo, allora vorrà dire che saremo entrati in una nuova era (citato a senso; da qualche parte in Verità e ragione nella storia, BUR). 

Un’era rivoluzionaria. Splendido aggancio, da far gongolare il frizzante De Maistre ritratto proprio qui sopra. Ma rivoluzionaria che può voler dire? E poi: Rivoluzionaria, va bene, e che altro? Bah. Certamente significa un’epoca chiusa in un paradigma ben delimitato, con sacri idoli intoccabili, con luoghi comuni espiatori, e con taboo perentori.
Il punto allora è: chi è autorizzato a smuovere questo paradigma? Quali sono i suoi luoghi comuni e taboo più stringenti? Come possiamo compiere la giusta diagnosi della situazione? Sono domande così interessanti che mi dispiacerebbe risolverle in questa sede. Per cui non lo farò. Mi limito a usarle per interrogare un fatto recente. 

Si tratta della pubblicazione da parte di Thomas Nagel – americano, ateo, filosofo della mente e indagatore della coscienza – di Mente e cosmo: Perché la concezione materialistica Neo-Darwiniana della natura è quasi certamente falsa. Nonostante l’ermeticità del titolo, pare che il testo rappresenti un colpo poderoso all’ideologia darwinista. L’ennesimo colpo. E, per l’ennesima volta, non proveniente né dal vivace mondo dei creazionisti evangelical, né da quello più elitario di certo integralismo cattolico: viene da un ateo, anti-creazionista, e scienziato. 

Peccato. Peccato perché va in tilt una piccola certezza del mondo accademico, quella che impone la difesa oltranzista del darwinismo come unico baluardo dei diritti umani, contro ogni razzistico fondamentalismo. È il contenuto di una sentenza di quasi sei anni fa, del resto ampiamente supportato da una buona fetta di teologi e brillanti docenti di Facoltà Pontificie, le quali a torto o a ragione si appellano al vate mons. Facchini, atutto buon pro di certi vecchi mantra laicisti. 

Interessante però. Perché getta luce su almeno due dinamiche epocali – per tornare all’aggancio iniziale – utili a capire il meccanismo storico in cui ci barcameniamo.
La prima, di sapore orwelliano, ricorda che tra le competenze ce ne sono alcune “più uguali” delle altre: “analogamente a quanto dovettero fare J. Fodor e M. P. Palmarini, anche Nagel deve fare la sua professione di ateismo per difendersi da quel tipo di accuseche bloccano in modo pretestuoso il dibattito”. Eh sì, tutto torna: dalla fattoria comunista al laboratorio evoluzionista, passando per la politica omosessualista, non contano realmente i motivi che avanzi, conta l’etichetta che porti. E allora dovrai essere marxista non comunista per criticare i rossi, scienziato non credente per confutare i darwiniani, omosex non gay per contestare gli arcobaleno. Io che non sono di sinistra, non ho studiato scienze, e non mi eccitano i mandingo sono discriminato in partenza. 

La seconda, di gusto – passatemi il neologismo – sedeproibizionista, ce la suggerisce il filosofo cripto-kantiano Maurizio Ferraris: “il dibattito tra darwiniani e “fautori del disegno intelligente” dell’universo non ha provato la bontà delle tesi di questi ultimi, ma ha rivelato delle fragilità nei primi”. È sedepoibizionista perché tendenzialmente mette un veto all’intronizzazione di qualsivoglia auctoritas, e ci ricorda tre cose, in perfetta armonia con la dialettica relativistico-fondamentalista della globalizzazione. 

Punto a: che le prospettive tradizionali e reazionarie da sempre avevano e mantengono tutte le loro sante ragioni per disapprovare gli abbrivi inconcludenti della modernità rivoluzionaria;
Punto b: che le posizioni tradizionali e reazionarie devono esse stesse rinnovarsi qua e là per sopravvivere, soprattutto ora che i novatori si ritrovano con le armi spuntate e né vale né serve più limitarsi alla difensiva;
Punto c: che per intanto la Poltrona è vuota. 

Da cui le due conseguenze: anzitutto che vince la manche del prossimo blocco storico-culturale chi arriva per primo a sedersi, per cui, cari amici, diamoci sotto; e poi che mentre le falangi si scontrano, dietro le fila c’è già qualche abusivo che si fa il suo magna-magna a sbafo. E questo che significa? Significa che non si tratta solo di mostrare le nostre sacrosante ragioni nero su bianco, perché non basta; significa che a qualcuno, per farlo sgombrare dai posti che occupa, bisognerà proprio dargli un calcio in culo.

1° Mendel Day – intervento Pennetta


Di Leonetto

Commento e approfondimento di Leonetto all’intervento di E. Pennetta al Mendel Day di Verona e registrazione audio.

 

Dopo una piccola pausa,la parola passa al prof.Pennetta. A lui il compito di introdurre la figura di un altro grande scienziato cristiano Lazzaro Spallanzani. Prima di iniziare il prof.Pennetta spende alcune parole per affrontare alcune tematiche relative all’iniziativa (il Mendel Day) in sé e quindi comprendere bene, o meglio, perché ci sia bisogno di un Mendel Day, perché non sia una cosa simile ad altre, perché non sia semplicemente  un clone di altre iniziative apparentemente simili etc etc.. Il principio di fondo,viene comunicato chiaramente, è quello  di fare chiarezza, dare un buon servizio alla buona scienza e alla buona informazione, perché di questo ce evidentemente  bisogno.

Nella sua esperienza di professore Pennetta riporta di domande che gli sono state rivolte, domande curiose, non-sense,o almeno così dovrebbero essere, come relativamente a come riuscisse a conciliare l’essere uomo di fede con l’essere anche uomo di scienza o se credesse in un Big Bang o in Dio..o altre simili.. Fra l’altro subito dovrebbe balzare agli occhi che l’ipotesi del “Big Bang” venne suggerita per la prima volta dal sacerdote gesuita Georges Le Maitre, accolta eufemisticamente con scetticismo, l’ateo Fred Hoyle coniò il termine  “Big Bang” con un intento canzonatorio se non denigratorio. Il suo ateismo inoltre ne oscurò la mente di fronte alle incongruenze della sua teoria dello stato stabile (http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_dello_stato_stazionario), che mirava più ad evitare i implicazioni metafisiche indesiderate di un universo con un inizio che non altro… Senza parlare dell’ipotesi pan spermica di cui si è parlato (http://www.enzopennetta.it/2012/10/radio-globe-one-on-the-air-1310-litopanspermia-ed-altre-meraviglie/)

Gli scienziati non cristiani  oggi hanno fatto pace con il Big Bang e hanno modificato la loro metafisica di conseguenza. E fin qui uno direbbe un tranquillo :”vabbeh”. Se non che come porta agli occhi Pennetta perfino il Big bang diventa argomento  a supporto del conflitto fede-scienza! E’ pertanto chiaro che certe perplessità, certi ‘dubbi’ non vengono dal nulla, ma vengono assorbiti, metabolizzati in seguito a qualche cosa. Qualcosa che ha radici  nel  passato e che ha rami nei giorni d’oggi. Gli articoli dei giornali, delle riviste, dei magazines, delle trasmissione mediatiche scientifici e non  fanno leva su dei  clichés. E con questo non mi riferisco tanto a frasi fatte e veri e propri luoghi comuni, ma piuttosto  che vengono accettate acriticamente e senza pensarci su troppo dall’opinione corrente, consentendo perciò ai giornalisti, ai divulgatori, agli oratori etc.. di portare immediatamente i lettori sulla loro lunghezza d’onda.

I clichés del passato sono gli stereotipi odierni ed il conflitto fra fede e scienza  altro non è che un cliché accettabile che calza a pennello un po’ dappertutto (come il prezzemolo e l’impatto ambientale), perfino nei cartoni animati (The Simpsons etc…) Recentemente molti esperti di storia delle religioni, sociologia, storia etc..hanno espresso ed argomentato la fallacia di quell’assunto e come sia stato largamente screditato. Per esempio, sono veramente tanti, si può ricordare “Science and Religion – Some Historical Perspectives di  John Hedley Brooke,docente di Scienza e Religione all’Università di Oxford e poi, se non altro che per puro “patriottismo” l’assente al Mendel day, Francesco Agnoli: Scienziati, dunque credenti. Come la Bibbia e la Chiesa hanno creato la scienza” (http://www.ibs.it/code/9788882728236/agnoli-francesco/scienziati-dunque-credenti.html) che affronta questo argomento e lo amplia anche ad altri argomenti correlati. Se la rivoluzione del pensiero razionale ha avuto modo di esprimersi nel  ‘600 e nel ‘700 è stato possibile solo grazie alla lunga tradizione medievale che aveva indicato l’uso della ragione come una delle più importanti attività dell’uomo, pensiero che trova le sue origini nel pensiero cristiano; come c’è stato modo già di dire relativamente ad una delle ultime puntate della trasmissione condotta da Fratus  e Pennetta su Radio Globe One (http://www.enzopennetta.it/2013/01/spallanzani-e-mendel-due-grandi-scienziati-non-amati-dagli-scientisti-approfondimento/).

La stessa figura di Mendel di cui si è parlato relativamente al precedente intervento del prof. U. Fasol (http://www.enzopennetta.it/2013/03/1-mendel-day-registrazione-e-commento/) è centrale per comprendere come scienza e fede siano perfettamente conciliabili. Ora, questo vero e proprio “mito” del conflitto fra fede e scienza  alcuni di quelli che  hanno compreso, scoperto, constatato etc..essere un mito, vorrebbero ricondurlo direttamente ad un ambiente protestante o all’Illuminismo; questo è vero solo in parte, è necessario infatti specificare bene cosa si voglia dire con questo. Prima di completare questo discorso su cui ha voluto, a ragione, soffermarsi  Pennetta è necessario, quantomeno opportuno, però inquadrare anche l’altro scienziato protagonista di questo Mendel day,appunto Lazzaro Spallanzani.

La prima cosa che Pennetta vuol far notare è la versatilità, la multidisciplinarità. Il primo intervento significativo di Spallanzani fu  una critica che si rivelò esatta, oltre che semplicemente precisa e ben costruita, ad una traduzione di un passo dell’Iliade del maggior traduttore,conoscitore di svariate lingue (ebraico, greco, spagnolo, latino) dell’epoca. Diversamente da una moda di vedere le cose che si può facilmente ritrovare in tempi odierni grandi scienziati si sono rivelati grandi  in relazione ad una multidisciplinarietà e ad interessi che spaziavano molto, oltre ai più comuni Leonardo da Vinci ed Einstein, per esempio nella creazione della tavola periodica degli elementi un inglese, John Newlands, sottolineò come gli elementi di tipo simile fossero ricorrenti ad intervalli regolari di 8 posizioni, che lui assimilò alle ottave musicali, anche se questa sua cosiddetta “legge delle ottave” venne messa in ridicolo dai suoi contemporanei fino a che  Mendeleev non riprese quella congettura, raffinandola e conducendo alla moderna tavola periodica.

O per esempio Louis De Broglie che concepì teorie atomiche  considerando come strumenti musicali si accordassero etc.. L’avvicinamento alle scienze naturali ,o meglio per allora alle filosofie naturali, di Spallanzani avvenne grazie alla cugina Laura Bassi, prima docente (insegnava Fisica generale) donna universitaria. Dal 1761 Spallanzani si occupò di una delle questioni più dibattute tra i naturalisti di tutta Europa, vale a dire la generazione spontanea degli organismi.  Nello specifico andò ancora una volta a controbattere il più grande naturalista europeo del tempo, Buffon, che a differenza di Spallanzani compare sui libri di testo solo per aver ipotizzato che forse l’età della terra poteva essere più lunga di quanto non si pensasse. Dopo quattro anni di ricerche, nel Saggio di osservazioni microscopiche concernenti il sistema della generazione de’ signori di Needham e Buffon”, Spallanzani, grazie alle numerose prove condotte con metodi sperimentali (http://www.flickr.com/photos/90303254@N02/8534190279/in/photostream) rigorosi e l’uso del microscopio, affermava la natura animale degli “infusori” e l’infondatezza della generazione spontanea.  Di questo se ne è parlato bene in quest’altro intervento (http://www.enzopennetta.it/2013/01/spallanzani-e-mendel-due-grandi-scienziati-non-amati-dagli-scientisti-approfondimento/).

Con la diffusione del Saggio in tutta Europa, Spallanzani, che dovrebbe rappresentare il padre della moderna biologia, entrò a pieno titolo nella “repubblica” dei naturalisti, venne riconosciuto come uno scienziato così grande che lo stesso Voltaire, Illuminista per antonomasia, che eufemisticamente si potrebbe indicare come un  non un simpatizzante del cristianesimo e men che meno del clero, e dal carattere non incline ai facili entusiasmi, ebbe a scrivere parole come: “Non ho che pochi giorni da vivere, Signore, li passerei a leggerla, a stimarla e guardarla come il primo naturalista d’Europa“, riferendosi proprio a Lazzaro Spallanzani. Per comprendere lo spessore di Spallanzani si può ricordare che Victor Hugo fece  leggere al protagonista de “Le dernier jour d’un condamné à mort” il secondo libro dei viaggi di Spallanzani, omaggio più unico che raro nella storia della letteratura. Von Haller gli dedica il quinto volume degli Elementa phisiologiae corporis humani. Galvani, Volta, Lavoisier, Domenico Cirillo, Girolamo Tiraboschi gli furono amici e così Hunter ,Buffon e Needham, coi quali pure ebbe considerevoli polemiche scientifiche. Secondo Charles Bonnet (che lo indirizzò verso una nuova ricerca sulle capacità di rigenerazione di vari animali), Spallanzani ha scoperto da solo più verità di tutte le accademie in mezzo secolo, mentre J.J.Rousseau, altra figura di spicco dell’Illuminismo ritiene che …il était trop en avance sur ses contemporaines pour être compris par eux...”(= “E ‘stato troppo avanti per i suoi contemporanei per poter  essere compreso da loro” e De Musset scrive, in “La confession d’un enfant du siècle”:“…gloirete soit rendu  après l’Etre Suprême profond Spallanzani…”.

Spallanzani divenne un’icona,un personaggio di rilievo come scienziato, come docente e le sue opere acquisirono anche valore letterario oltre che scientifico. Fu sempre lo stesso Spallanzani ad usare il diario di viaggio poi ripreso perfino da C.Darwin.  Spallanzani si occupò  nel campo della biologia di diverse questioni, tra il 1777 e il 1780 si indirizzò sul problema della riproduzione, pubblicando le “Dissertazioni di fisica animale e vegetali, che contengono i risultati dei suoi esperimenti sul ruolo dello sperma nell’”innesco” dello sviluppo del germe, ed è in relazione a ciò che dal 1777 Spallanzani ottenne la prima “fecondazione artificiale” della storia usando uova di rana e di rospo e ripeté con successo l’esperimento su una cagnetta. Uno sviluppo importantissimo per la zootecnia. (Spallanzani non riuscì però a capire la vera funzione degli spermatozoi, che considerò semplici parassiti dello sperma). Studiò gli effetti della digestione scoprendo che essa avviene sotto l’azione di un liquido secreto dallo stomaco che egli stesso chiamò succo gastrico.

Infine, Spallanzani affrontò negli ultimi anni della sua vita il tema della respirazione in tutte le classi di animali, dall’uomo sino agli zoofiti e alle piante. Si comprende perché se ne trovi traccia in libri di storia della medicina…e si comprendono le parole di Bonnet. E fece anche molte altre cose per esempio arrivò a scoprire che i pipistrelli non volano utilizzando la vista. Figura quindi eclettica, innovativa, rivoluzionaria,profondamente di spessore scientifico, sicuramente simbolo della simbiosi fra fede e scienza che però poi ad un certo punto sfumò, tant’è che oggi in nessun libro di testo se ne trova traccia, mentre magari vengono citati altri autori per molto meno, ed è un eufemismo, e cosa peggiore vengono purtroppo proposte delle vere e proprie falsità scientifico-storiche come la validità della legge di Haeckel. I più fortunati ne avranno trovato traccia in libri di storia della medicina. Quindi, tornando al discorso lasciato in sospeso si è potuto vedere come anche l’Illuminismo non aveva problemi a vedere un rapporto fra fede e scienza, quantomeno non come si suol dire “tout court”. Bisogna pertanto considerare un paio di cose, almeno… Si era lasciato il discorso all’Illuminismo ed al protestantesimo, termine quest’ultimo così generale, con cui si fanno racchiudere, raggruppare così tante cose, così   frammentario che quando lo si usa si può star certi che nella maggior parte delle volte come minimo si commettono delle imprecisioni.

Certamente Erasmo, per esempio,che fu un grande biblista e un grande umanista non c’entra nulla con l’antinomia scienza fede né direttamente né indirettamente. Calvino, per esempio ,si espresse chiaramente mostrando la compatibilità fra fede e scienza, e tra Scritture e scienza, lo fece proprio esplicitamente. Egli rappresentò in certi ambienti un forte stimolo a intraprendere attività scientifiche e tecniche, non solo in base alla dottrina calvinista dell’elezione (le cui buone opere sono segno dell’elezione) da parte di Dio, ma anche per la considerazione, propria dei calvinisti, secondo cui l’uomo, sebbene non debba legarsi al mondo, deve tuttavia operare nel mondo e agire sulle creature. Tra i calvinisti, ciò contribuisce allo sviluppo della filosofia sperimentale della natura e alle applicazioni pratiche della scienza. Calvino stesso difende in modo esplicito lo studio dell’astronomia, in quanto mette in luce il potere e la saggezza di Dio. Per lo più in questo  campo bisogna ricondursi specialmente all’Anglicanesimo.

Prima però va considerato che la separazione che fa Lutero fra scienza e fede, apparentemente, ma solo apparentemente  potrebbe sembrare  vicina al pensiero di Galielo e quindi dei NOMA di Gould, ma andando a vederla meglio dovrebbe apparire che apre non tanto a mostrare che esistano campi di indagine differenti quanto proprio visioni divergenti su stessi accadimenti fisico-naturalistici, e questo creerà un minimo  incomprensioni e creerà un varco per altre filosofie che adesso vedremo. Non c’è nelle sue parole quel pensiero, sicuramente cristiano, che emerge per esempio dal “Fides et ratio” di Giovanni Paolo II secondo cui nessuna fede può essere accettata se prima non è pensata dall’intelletto, tramite il quale Dio si rivela e spiega il suo amore; infatti, spiega, esso viene rivelato all’uomo, che a sua volta deve conoscere e capire la rivelazione, ovvero  il processo della conoscenza della rivelazione passa però dalla via che è disponibile, la  ragione.

Spallanzani, come abbiamo visto, fu un grande testimone di come non solo fede e scienza non siano alternative tra loro o, peggio ancora, incompatibili, ma di come la fede possa invece essere estremamente feconda per il lavoro di uno scienziato che postula la capacità della mente umana di scandagliare le profondità della natura. Come detto, Lutero crea un po’ invece la possibilità di una separazione più netta di quello che rappresenta la realtà dei fatti, come si è già espresso (https://antidarwin.wordpress.com/2013/02/25/il-creazionismo-radio-globe-one/ ), introducendo un po’ l’idea che la divergenza di interpretazione che sussiste nel campo della storia naturale potesse esistere anche in quello della scienza galileiana.. Al momento la cosa non incrinò i rapporti fra fede e scienza e non ebbe alcun effetto anti progresso scientifico-tecnologico ma gettò alcune delle basi che si riveleranno importanti successivamente. E con questo si fa riferimento alla nascita del deismo, la filosofia razionalistica della religione, che ebbe probabilmente i natali in Inghilterra con Herbert di Cherbury (1582-1648).

I maggiori filosofi inglesi del Seicento e del Settecento sono tutti deisti, o formalmente o per convinzione: Hobbes, Shaftesbury, Locke, Toland, Berkeley e, se vogliamo, anche Hume. Paradossalmente, ma solo apparentemente, questa corrente di pensiero si era sviluppata in polemica con l’ateismo umanistico-rinascimentale (Pomponazzi, Bruno, Vanini…), ma anche con quello di Spinoza, Bayle…, ripescando nella Riforma e gettando le basi per il positivismo e per  l’ateismo moderno,ed anche per la new-age che tanto dilaga odiernamente, che troveranno grande forza a seguito delle teorie di C.Darwin.

Uno dei capisaldi del deismo è  una forma di riduzionismo laico (di matrice spinoziana) conseguente al fatto che l’esperienza cristiana medievale e precedente fosse da rigettare e da ritenere fallimentare, gettando le basi per quelle idee progressiste che miravano a idealizzare il presente ed il futuro volendosi lasciare alle spalle un passato comunque arretrato ed oscurantista in toto. Il deismo aveva scelto una finta opposizione all’ateismo ma il suo intento recondito era sostanzialmente identico,cambiavano sostanzialmente i modi di agire.

Il deismo aveva scelto una finta opposizione all’ateismo soltanto per passare meglio tra le maglie della critica clericale, ma il suo intento recondito era sostanzialmente identico e rappresenterà qualcosa di profondamente importante tant’è che deisti sono stati molto influenti nella politica internazionale, per esempio in America, molti dei padri fondatori degli Stati Uniti possono essere considerati deisti (Thomas Jefferson, Benjamin Franklin, James Madison…). Fra i cardini deisti si ritrovano anche il pensiero che il mondo non sempre funzionano in modo razionale e la pratica della libertà di religione, che consente alle persone di avere il proprio concetto di un potere divino; anche l’individuo è permesso di culto come lui o lei ritiene più opportuno. Da le cui cose si arguisce come sia centrale per il consolidarsi di un certo modo di vedere le cose, di quella chiave di lettura che si ritrova spesso fornita nascondendo le altre. Mancava però qualcosa affinché certe idee potessero prendere corpo ed affermarsi come clichés. 

Qualcosa che verrà fornito  dalla teoria evoluzionistica di sir C. Darwin come abbiamo visto (http://www.enzopennetta.it/2012/12/radio-globe-one-recensione-1512-la-fede-evoluzionista-come-lateismo-prega-la-scienza-neodarwinista/) e (http://www.enzopennetta.it/2012/10/radio-globe-one-recensione-20-10-inchiesta-sul-darwinismo-un-anno-dopo/) e quindi dalle interpretazioni di Spencer, Marx etc..ed anche con J.William Draper inventava il contrasto tra fede e scienza con la pubblicazione del libro “Storia del conflitto tra religione e scienza(“History of the Conflict between Religion and Science”,1874), con tanto di invenzione della credenza medievale che la Terra fosse piatta (http://www.enzopennetta.it/2012/07/i-nemici-della-scienza-il-caso-paradigmatico-di-cecchi-paone/). 

Per “uno strano scherzo del destino”, nei primi anni del ’900,quindi di lì a poco, sarebbe stata proprio la riscoperta dell’ignorato libro di Mendel a decretare la fine della teoria di Darwin, e a segnare l’inizio di quel periodo che nella storia della scienza viene chiamato “eclissi del darwinismo“, di cui si evita fortemente di fare nome, anche solo perché pone decisamente lo sguardo sul fatto che tale teoria mancando del cuore è morta. Pennetta ci porta a riflettere su come se si andasse domandando le differenze fra Lamarck e Darwin molti (di quelli che saprebbero dare una risposta) risponderebbero che uno credeva nella trasmissione dei caratteri acquisiti mentre l’altro sul caso etc.. ignorando invece che per Darwin il meccanismo  motore dell’evoluzione fosse “in soldoni” lo stesso della filosofia evoluzionista lamarckiana..

Per riflettere bene su questa cosa ,come ricordava Fasol nel precedente intervento, si può andare a riguardare il caso Lysenko (http://www.enzopennetta.it/2011/12/nikolaj-ivanovic-vavilov-protomartire/). Intevento quello di Pennetta che riporta come uno dei “mali“ della nostra epoca sia l’eccesso di specializzazione quando di coniuga al difetto d’interdisciplinarietà, che non cerca assolutamente di far derivare dalla scienza conseguenze teologiche (come avvenuto in convegni nella medesima città  in questi stessi giorni ad opera di un altro credo), ma fornire  accanto alla descrizione delle scoperte scientifiche di scienziati cristiani la loro fede, le loro concezioni etiche che non li hanno rinchiusi unidimensionalmente nei loro laboratori, quindi cercare di dare buona informazione circa l’ingiustificata dicotomia fra scienza e fede, mostrare l’importanza di un insegnamento della storia della scienza e dei metodi  senza ridursi troppo ai risultati fini a sé stessi ed, in buona sostanza, mostrare che, se che la vera scienza non è per niente in conflitto con la vera fede (ambedue  sono basate sui fatti e cercano la verità), è altrettanto vero che un sacco di religioni, di credo,  non siano vera fede ed un sacco di cose considerate scientifiche sono attualmente vera e propria religione per la gioia di A. Comte. All’intervento del prof.Pennetto credo che agli applausi della sala si possano aggiungere quelli dei lettori di Cs. Sicuramente il mio.

 

La registrazione dell’intervento di E. Pennetta è disponibile al seguente link:

https://www.dropbox.com/s/0hjr8rm709jrigu/IMENDELDAY_LS_Pennetta.mp3

PROGETTO INTELLIGENTE


Domanda posta da un letttore a Stefano Bertolini, presidente dell’associazione A.I.S.O.

Ho sentito una tua conferenza ad Alessandria due o tre anni fa ed ho apprezzato il tuo modo di presentare le cose.

Vorrei anche complimentarmi per il tuo ultimo documento SMENTIAMO L’EVOLUZIONE per la sua ampiezza ed organicità.

D’altro canto, vorrei, però, manifestarti il mio dissenso (per quel che vale) sulla tua risposta “Prima la luce e poi il sole?” apparsa un mese prima nella rubrica Lettere.
Ad una domanda sostanzialmente di tipo scientifico è stata data una risposta soprannaturale, puramente ipotetica, senza alcuna base nemmeno nel testo biblico di riferimento. Sono certo che anche tu ti renda conto della sua debolezza. Con questo metodo possiamo spiegare qualunque stranezza e trovare una soluzione (sovrannaturale) a tutti i problemi, passati e futuri. Ma, in realtà, non diamo spiegazioni, anzi dimostriamo che il racconto biblico preso alla lettera non si accorda con quel poco che possiamo ipotizzare sui fenomeni fisici avvenuti. Mi sembra che sia persino peggio del tentativo di spiegare tutti i fossili con un solo diluvio.
Da ingegnere qual sei, se tu non avessi letto Genesi 1, ti verrebbe mai in mente di spiegare la creazione in questo modo, con la terra che gira su se stessa illuminata da una luce fissa diversa dal sole il quale viene creato soltanto dopo la generazione di tutti i vegetali? Se non fosse scritto nella Bibbia ma nei testi buddisti ne staremmo ridendo tranquillamente.
Io non riesco a darmi ragione di come, dopo aver criticato (giustamente!) le ipotesi neo darwiniste, ci si possa sentire autorizzati, non a proporre delle alternative basate sulle stesse premesse scientifiche, ma a proporre una spiegazione che di scientifico ha veramente poco.

Nel documento SMENTIAMO L’EVOLUZIONE le critiche sono tutte giuste: i dati contrastanti sono enormi, il neodarwinismo è in crisi, ci credono soltanto quelli che, per motivi ideologici, hanno bisogno di una spiegazione naturalistica, una purchessia (dicono che è la migliore disponibile).
Ma cosa siamo in grado di proporre noi in alternativa? La tua risposta mi pare che, oggi, sia: il Progetto Intelligente.
Bene anch’io ci vedo un progetto, ma, a parte l’affermazione di principio, non ho trovato ipotesi su come esso possa essere stato implementato. Ed inoltre, non mi pare proprio che esso sia compatibile con una interpretazione letterale della Genesi. Quindi siamo ancora in alto mare.

Ho di recente terminato un Master universitario su “Scienza e Fede” presso la Facoltà Teologica cattolica di Torino ed ho discusso la mia tesina proprio sull’Intelligent Design.
Sono arrivato a conclusioni non molto diverse da quelle di venti anni fa, ma un poco più fondate e con una punta di originalità.

Mi permetto di inviarti il file della mia tesi. Ti ringrazio in anticipo se troverai la voglia di leggerla.Non nego che mi piacerebbe ricevere dei commenti da te e/o dagli altri validi collaboratori di AISO, per un onesto scambio di opinioni.

Con affetto fraterno

RISPOSTA

Carissimo Marcello,

Come chiaramente presentato nella tua tesi, i proponenti dell’ID nei loro studi, laddove riconoscono il progetto intelligente, non cercano chi o cosa sia questa intelligenza che ha dato origine al progetto. Fra i loro esponenti  si trova una larga banda di pensieri: da chi riconosce il progetto intelligente ma non è proprio interessato nell’autore, a chi cerca l’autore nella panspermia fino a l’altra parte che  è strettamente creazionista. Anche nell’assegnazione di un’età  della terra e della vita si va dai classici milliardi/millioni di anni alla creazione recente di migliaia di anni, e da un’evoluzione fino a certi livelli a variazione solo per selezione naturale entro i limiti del baramino. Chi fa parte del movimento ID non ci aderisce per convinzioni personali/religiose sull’autore ma per  lo studio scientifico della complessità della vita e della cellula. Assolutamente il movimento non  va associato  a convinzioni teologiche e secondo me ha una base scientifica proprio perché chi ne fa parte non ne fa parte per una particolare posizione religiosa. Esiste una grande confusione su quello che è l’ID e secondo me questo è dovuto ad un f raintendimento  generato dagli evoluzionisti, in parte dovuta  dall ‘ignoranza. Fra i creazionisti puri (vita recente) non esiste alcun dubbio: l’ID non va per niente associato al creazionismo. Secondo i creazionisti ,  coloro dell’ID che sostengono una certa eioluzione di millioni di anni, come Dembski, si mettono in una posizione compromettente per certe incongruenze e problemi che si auto creano. La visione del mondo di Dembski non è sostenibile quando si considera la sua teologia, ma questo non rende meno valido il suo lavoro scientifico sull’ID. Molti creazionisti nonostante la dissociazione dall’identificarsi con l’ID riconoscono il beneficio per la scienza ed usano  gli studi fatti dall’ID per sostenere alcune delle loro posizioni.

Va ribadito che i creazionisti sono i primi a riconoscere che il creazionismo, come l’ipotesi dell’evoluzione o qualsiasi altro studio delle origini non può essere riconosciuto come scienza operativa, perché non rispetta i semplici criteri di una teoria scientifica, indipendente da quali criteri si voglia applicare: quella della falsificabilità di Popper (1), i 3 criteri dell’osservabilità, testabilità e ripetibilità o i 3 livelli di credibiltà scientifica di Zichichi (2). Gli evoluzionisti per i loro preconcetti rifiutano di riconoscere il fatto che la loro ipotesi e solamente un’ipotese ancora da verificare. Io preferisco usare i termini modelli per cercare di collocare le evidenze e valutare le predizioni del modello, come tu hai presentato nella tua tesi.

Nella tua tesi fai riferimento a due argomenti ripetutamente a cui mi sentivo di rispondere.

1) L’esperimento di Miller-Urey (si riconosce solo Miller) del 1953 ha dimostrato niente, ZERO, a sostegno dell ‘evoluzione con l’eccezzione che erano in grado di produrre catrame e qualche amino acido. Perché dico questo?
i) Le materie prime erano sbagliate. Hanno escluso l’ossigeno nella loro miscela ‘primordiale’ di metano ed ammoniaca, perché con la loro intelligenza sapevano che la presenza di ossigeno nell’ambiente avrebbe distrutto le molecole che cercavano di creare. Si sa senza dubbio che l’ossigeno era presente nell’atmosfera “primordiale”.
ii) Le condizioni erano sbagliate. Usando la loro intelligenza sapevano che le scintille, come la fonte di energia per la creazione delle molecole, avrebbero a loro volta distrutto le molecole. Cosi con un’intelligenza hanno creato un sistema circolatorio per rimuovere le molecole create prima che le   successive  scintilli  potessero   distruggerle .
iii) I risultati erano sbagliati. Hanno creato catrame (tossico per la vita) e aminoacidi sia destrogiri che levogiri. Peccato che la presenza di anche solo un aminoacido destrogiro avrebbe distrutto la vita perché essa è composta esclusivamente da catene di aminoacidi levogiri.
Verso la fine della sua vita anche Miller stesso ha amesso che il suo esperimento non ha provato un bel nulla a  sostegno dell’evoluzione.

2) Le cosidette imperfezioni delle forme di vita create dall’intelligenza che sta dietro il progetto non è un argomento utile agli evoluzionisti. Non è neanche un avversario di comodo perché la loro posizione riflette una certa ignoranza del progetto intelligente ed una arroganza per quello che riguarda la propria posizione.
i) Dio non ha creato gli esseri viventi con delle imperfezioni al momento della creazione. Il loro stato imperfetto attuale è il risultato di una degenerazione dallo  stato originale dovuto all’entropia sia al livello genetico che dell’ambiente.
ii) Alcuni disegni nel creato sono stati classificati come “imperfetti” dagli esperti in scienza. Sono imperfetti perché l’uomo è in grado di produrre e ha effettivamente realizzato dei disegni più perfetti o più efficaci? O forse perché l’uomo non ha ancora capito la funzione del disegno a causa  della sua ignoranza? Prendiamo l’occhio del mammifero che viene esaltato ad nauseam come esempio per eccellenza dell’organo che un  essere ‘intelligente  (se esistesse) non avrebbe mai disegnato in questo modo. Anche il Richard Dawkins da 20 anni lo cita continuamente a sostegno della sua posizione non solo atea ma anti-creazionista. Secondo Dawkins l’occhio (retina) invertito preclude l’argomento a favore di un progettista. Non solo l’uomo non ha mai realizzato un disegno che superi l’occhio nella sua meraviglia (con l’associata funzione di lavorazione immagine e interpretativa del cervello) ma è stato mostrato recentemente senza alcun dubbio che il disegno dell’occhio e stato progettato meravigliosamente. E’ stato mostrato che le cellule Muller trasmettono l’immaagine con minima distorsione come un pannello di fibre ottiche. Solo nel 2010 è stato scoperto che le cellule Muller riducono aberrazioni cromatiche e secondo McAlpine “Sembra sbagliato, ma la strana struttura inversa della retina dei vertebrati effettivamente migliora la vista.” (3). Similmente Dr. Marshall (4), Oftalmologo dichiara che “L’idea che l’occhio è connesso all’inverso risale da una lacuna nelle conoscenze del funzionamento e l’anatomia dell’occhio.” Da un’altro studio molto recente: “In questo studio, metodi di propagazione di onde ci hanno permesso di mostrare che la luce guidata nel volume retinale è un metodo efficace e adatto per migliorare la resoluzione dell’occhio e ridurre aberrazioni cromatiche.” (5) Cosi uno dei argomenti più importanti di Dawkins (che non è neache un esperto sull’occhio) ora è crollato completamente.

Come ultimo rispondo al tuo commento sulla mia risposta “Prima la luce e poi il sole?”. La scienza empirica ha ampiamente mostrato che l’evoluzione è defunta, lasciando come unica alternativa il modello creazionista. La scienza invece mi ha convinto ampiamente che la selezione naturale, genetica, ed altri campi scientifichi ricadono molto meglio nel modello creazionista per quello che riguarda la scienza empirica. Questo mi da fiducia nell’interpretazione creazionista delle nostre origini e con questo il racconto della creazione della luce prima del sole. Mi spiace che non posso proporre un quadro scientifico per questa sequenza, ma questa è la realtà. Non sempre si può spiegare tutto con la scienza. Tutto quello che segue dopo l’atto della creazione rientra nel modello creazionista e si puo dare delle spiegazioni logiche e scientifiche, ma l’atto della creazione necessità una fede nel intervento supernaturale di Dio. Non necessità ricorrere al supernaturale per spiegare ogni ignoto ed il creazionista serio non lo fa – per questo  gli  scienziati creazionisti persistono nelle loro ricerche all’avanguardia della scienza. Questa fede nell’atto della creazione è molto diverso dal grande passo di fede degli evoluzionisti per quanto riguarda la abiogenesi? In un  certo  senso non cambia molto perché entrambi sono posizioni di fede. In un’altro senso sono molto diversi perché  è stato chiaramente dimostrato che l’evoluzione  non spiega i fatti osservati dalla scienza empirica e cosi il modello evoluzionista crolla e con questo l’abiogenesi diventa un enorme passo di fede attraverso un vasto abisso – al punto che la scienza non cerca nemmeno più di spiegare l’abiogenesi. Per questo alcuni cercano l’origine della vita nella panspermia (cosi spostando il problema della abiogenesi su’un altra pianta ) o comodamente dichiarano che  l’uomo è la dimostrazione dellì l’abiogenesi . (principio antropico). Con il modello creazionista che invece regge molto meglio all’indagine  scientifica , l’atto della creazione richiede solo un piccolo passo di fede. Alcuni creazionisti prendono una posizione  per cui  l’universo e la materia sono state create prima della vita sulla terra (anche millioni di anni prima), ma rimangono fermi sulla vita recente e creata nei sei giorni della creazione sulla terra. In questo caso il problema della luce prima del sole della nostra galassia non esiste più. Personalmente non prendo una posizione ferma su questo punto perché non impatta in alcun modo il modello creazionisti della vita recente a seguito del atto creativo di Dio.

Da una posizione inizialmente evoluzionista ed ateo lo studio delle origini mi ha portato a scartare l’ipotesi dell’evoluzione a favore del creazionismo. Per me è stata la scienza che mi ha convinto della veracità del racconto Bibblico (con anesso modello creazionista), e con questo ho imparato a credere in quanto racconta la Bibbia e sopratutto ad accettare e credere nel Dio della Bibbia. Per me la Bibbia si è mostrata affidabile non solo per quello che dice sulla creazione ma su Dio, su Gesù Cristo sul peccato, sulla redenzione e per la salvezza che Gesù mi offre. L’insieme della scienza e la fede per me è sufficiente per accettare quello che ho scritto sulla sequenza della luce ma mi rendo conto che per alcuni questo non è sufficiente e rispetto la loro obiezione. Quanto ti scrivo sul modello creazionista e la mia convinzione personale sul Dio della Bibbia mi convince che quanto proposto dagli altri scritti religiosi non regge. E’ solo la visione del mondo cristiano dalla Bibbia che per me adeguatamente spiega l’esistenza della vita, l’origine della morte, il perché della sofferenza e le forme di vita su questa terra.

Grazie  ancora per il tuo interesse in AISO che si pone l’obbiettivo di  continuare ad  informare il grande pubblico sulle questioni delle origini.

(1) Sono arrivato alla conclusione che il Darwinismo non è una teoria testabile, ma un programma di ricerca metafisica. K.Popper, Unended Quest: An Intellectual Autobiography [1974], Open Court: La Salle, Ill., Revised Edition, 1982, p.168
(2) “L’evoluzione della specie umana rimane quindi al di sotto del 3º livello di credibilità scientifica.”   (Antonino Zichichi, “Perché io credo in colui che ha fatto il mondo”, pag. 84)
(3) McAlpine, K., Evolution gave flawed eye better vision, New Scientist 206(2759), 8 May 2010.
(4) Dr George Marshall, Oftalmologo, B.Sc. (Hons.), M.Med.Sci., Ph.D. Ophthalmic Science, C.Biol., M.I.Biol., docente di scienze oftalmiche Sir Jules Thorn.
(5) Labin, A.M., Ribak, E.N.,  Retinal glial cells enhance human vision acuity, Physical Review Letters 104, 16 April 2010 | DOI:10.1103/PhysRevLett.104.158102.

Stefano Bertolini
Presidente A.I.S.O

LIBRI PER COMPRENDERE L’INCONSISTENZA SCIENTIFICA DEL NEODARWINISMO: http://www.origini.info/libri.asp

BIOLOGI NEODARWINISTI


di Fabrizio Fratus
In occasione di vari dibattiti, letture, incontri e quant’altro ho avuto modo di sentirmi dire che la maggioranza dei biologi “credono” nell’evoluzione della specie. Questa affermazione sarebbe a sostegno del fatto che la teoria di Dawin è valida. A mio parere non significa nulla. Come prima considerazione devo commentare che ovviamente uno studente in biologia ha ricevuto insegnamenti in cui si specifica l’importanza della teoria di Darwin nel campo della biologia e che, la stessa, è assolutamente un fatto scientifico; tale affermazione verrà assimilata dallo studente, futuro biologo, come l’unica verità possibile.
Il ragionamento è semplice, addirittura banale, proviamo a prendere un ateo e proponiamoli di considerare l’esistenza di Dio dal fatto che la maggioranza degli uomini crede in un essere trascendente e quindi l’esistenza di un dio è un fatto.

Lo stesso ragionamento si produce all’interno delle facoltà di biologia, i professori insegnano che il neodarwinismo è “verità”, un fatto assodato, è scienza, è inconfutabile, è empiricamente provato. Come il professore anche il prete insegna ai bambini e agli uomini l’esistenza del Signore, lo fa con la stessa sicurezza del professore di biologia. Lo studente in biologia svilupperà le sue interpretazioni unicamente con riferimento alla teoria di Darwin escludendo tutti i dati e le interpretazioni che la negano.
Ma i fatti?
Come per l’esistenza del Signore anche per la teoria di Darwin non vi sono certezze, entrambe le ipotesi sono atti di fede.
La religione ha un punto a suo favore: ammette che credere in Dio è un atto di fede. La teoria di Darwin, al contrario, si vuole imporre come certezza di fatti scientifici.
Ma l’evoluzione della specie non è “rivelabile” né in laboratorio né empiricamente.
Gli evoluzionisti negano la scienza in quanto, fatto assolutamente contrario alla logica, la loro teoria, predicata come certezza scientifica, non è né verificabile sperimentalmente, tanto meno è osservabile in natura; questo è un fatto.
Vi è un altro sostanziale motivo per cui oggi la maggioranza dei biologi è dichiaratamente evoluzionista, la loro carriera si è costruita sottomettendosi al credo evoluzionista; come potrebbero ora smentirsi? Come potrebbero negare ciò in cui hanno creduto per anni?
Pochi hanno la forza di guardare ai fatti “ovunque essi portino” come ha fatto A. Flew.
Inoltre, se lo facessero, sanno bene che incorrerebbero in conseguenze dannose per la carriera, se non, addirittura, nel licenziamento. Molti sono, oramai, gli scienziati allontanati dalle loro cattedre unicamente per aver ammesso la possibilità di un “progetto” all’origine della teoria di Darwin (concordismo); un caso è quello della professoressa Croker.
La professoressa ha avuto la malaugurata idea di ammettere pubblicamente che il “caso” non poteva essere alla “guida” dell’evoluzione della specie ma, vista la complessità degli organismi, riteneva più plausibile l’ipotesi di un disegno intelligente a guidare le possibili combinazioni da cui poi sono nate tutte le specie. Un altro caso è quello del professor W. Veitz, prima ateo poi convertitosi al creazionismo, venne licenziato in tronco. In Italia abbiamo avuto il caso Sermonti genetista famosissimo in tutto il mondo che in Italia è stato stroncato dai colleghi perché non evoluzionista.
Posso citare anche il caso del professor Giannetto, dichiarato evoluzionista, che solo per avere accettato di organizzare un contraddittorio all’Università di Bergamo ha ricevuto numerose e pressanti minacce di perdere la cattedra, arrivando pure a negare i contatti con me per l’organizzazione del contraddittorio.

Moltissimi biologi sono probabilmente in buona fede e credono davvero che la microevoluzione sia la strada che porta all’ipotesi della macroevoluzione. Ma la realtà è differente, noi sappiamo che la selezione naturale diminuisce l’informazione contenuta nelle specie, la parola selezione ha un significato ben preciso. Sappiamo che le mutazioni non sono una risposta plausibile per incrementare l’informazione perduta.
Vi sono molteplici studi che dimostrano l’inconsistenza del neodarwinsimo, ma per chi non fa scienza ma segue una fede ciò è irrilevante:

“Noi difendiamo la scienza nonostante l’evidente assurdità di alcune delle sue affermazioni, nonostante essa non riesca a realizzare molte delle sue stravaganti promesse sulla salute e sulla vita, nonostante la tolleranza della comunità scientifica per delle favole immaginarie prive di verifica, perché abbiamo un impegno aprioristico, un impegno materialista. Non è che i metodi e le istituzioni della scienza ci obblighino ad accettare una spiegazione materialista dei fenomeni, ma al contrario, siamo costretti dalla nostra adesione aprioristica alle cause materiali a creare un apparato d’investigazione ed una serie di concetti che generano spiegazioni materialistiche; non importa quanto contro intuitive, non importa quanto mistificanti per i non addetti ai lavori. Non solo, ma tale materialismo è assoluto, perché non possiamo aprire la porta al piede divino”.

Quanto riportato sopra è stato scritto da uno dei massimi esponenti evoluzionisti e dichiara apertamente che la teoria di Darwin non è scienza. La citazione è ripresa da “Billions and billions of demons”, The New York Review, 9 January 1997, p. 31 di Richard Lewontin prof. di genetica ad Havard ed amico personale del famoso prof. Gould.