ORNITORINCO


Complessità irriducibile

L’animale forse più strano al mondo è l’ornitorinco, comune in molte zone dell’Australia.

Si tratta di un mammifero, ma ma depone uova come uccelli o rettili.

L’ornitorinco ha il becco come un’anatra, la coda come un castoro, le zampe palmate come una lontra.

Ha delle specie di speroni sulle gambe da cui secerne un veleno mortale per gli esseri umani e per gli animali.

Questo curioso animale ha elettrorecettori che rilevano i segnali che manda sott’acqua e con cui può localizzare le prede, occhi con doppi coni.

Non ha lo stomaco, caratteristica unica fra i mammiferi insieme all’echidna.

E per finire, è fluorescente e si illumina alla luce UV di un colore verde surreale.

Da solo, distrugge la teoria dell’evoluzione delle specie.

La persistenza di diverse forme di vitasmentisce l’entropia genetica?


La persistenza di diverse forme di vita
smentisce l’entropia genetica.

Alcuni sostengono che l’entropia genetica non possa essere assolutamente
vera perché noi ci siamo ancora. I topi dovrebbero degenerare molto più
velocemente degli esseri umani e invece i topi proliferano. I batteri e i virus
dovrebbero essersi estinti già da tantissimo tempo.

Obiezione respinta:
Queste obiezioni non riflettono una chiara comprensione di ciò che sto dicendo a proposito dell’entropia genetica. La mia tesi fondamentale non è
che ogni forma di vita si sta rapidamente estinguendo (anche se questa è
effettivamente una mia convinzione), ma che molte prove su più livelli indicano che la teoria neodarwiniana è falsa. Il processo di mutazione/selezione
non può creare il genoma, anzi, non è neanche in grado di fermare la sua
continua degenerazione. Se il solo meccanismo operativo è la mutazione/
selezione (cioè, sulla base unicamente della teoria neodarwiniana), tutte le
specie devono estinguersi. Mi rendo conto che è concepibile che ci sia una
forza, diversa dalla selezione naturale, che si oppone all’entropia genetica.
Quella forza potrebbe essere Dio, o gli extraterrestri, o qualche forza naturale sconosciuta. Ma se ci basiamo soltanto sulla teoria neodarwiniana in
forma rigorosa, allora sì, ogni forma di vita è destinata all’estinzione. Perché allora siamo ancora qui? Data la realtà dell’entropia genetica, se non c’è alcuna forza opposta ad essa al di là della sola selezione naturale, allora il fatto della nostra stessa esistenza suggerisce che non è ancora passato abbastanza tempo perché l’entropia genetica provochi la nostra estinzione. Questo combacerebbe con una prospettiva biblica sulla storia umana, ma è un’idea blasfema negli ambienti evoluzionistici. A coloro che
non possono sopportare l’idea di un quadro temporale biblico, suggerisco di considerare qualche tipo di evoluzione portato avanti da Dio, o dagli extraterrestri, come potenziale forza opposta all’entropia genetica. Perché ci sono ancora i topi? Non è logico supporre che i topi dovrebbero essere soggetti a una degenerazione genetica più veloce di quella degli esseri umani. È vero che i topi hanno un ciclo riproduttivo molto più breve, quindi molte più generazioni per secolo; ma questo dato viene controbilanciato da un tasso inferiore di mutazioni per generazione. Non mi è chiaro che i topi abbiano più mutazioni per ogni individuo per anno. Finché il maggior numero di generazioni di topi viene controbilanciato da meno mutazioni per generazione, i topi hanno un vantaggio molto forte. Dal omento che essi hanno un ciclo riproduttivo più breve, hanno molti più cicli di selezione per secolo. Nell’uomo, l’occasione della selezione sorge solo una volta ogni 20-30 anni, ossia solo quattro volte circa per secolo. Nei topi, invece, ci sono fino a diverse centinaia di cicli selettivi per secolo. Ciò dovrebbe facilitare
grandemente l’eliminazione selettiva delle mutazioni deleterie, allungando in maniera molto significativa il tempo richiesto per arrivare all’estinzione. L’uomo dovrebbe estinguersi prima di topi. Perché ci sono ancora i batteri e i virus? Gli stessi argomenti che si applicano ai topi si applicano anche ai microbi. I microbi hanno enormemente più generazioni per secolo, ma questo viene controbilanciato da un tasso di
mutazione molto più basso per generazione. Mentre nell’uomo si verificano circa 100 mutazioni per ciclo generazionale, nei batteri c’è soltanto una mutazione ogni 1000 generazioni (cioè, divisioni cellulari). Nei microbi di questo tipo, la selezione dovrebbe essere capace di tenere il passo con le mutazioni deleterie. È importante notare che nei sistemi microbici avviene una selezione dopo ogni divisione cellulare. Ci sono quindi circa mille cicli di selezione per ogni mutazione che si verifica. Nell’uomo le proporzioni sono inverse: c’è soltanto un ciclo di selezione per ogni 100 mutazioni. Questi vantaggi rendono la maggior parte dei microbi particolarmente resistenti all’entropia genetica. Tuttavia, i microbi rimangono sempre soggetti all’entropia genetica, perché la maggior parte delle mutazioni deleterie è quasi neutra e quindi invisibile alla selezione. I virus a RNA, quali l’influenza e l’Ebola, sono casi particolari: hanno brevi
tempi generazionali e tassi di mutazione molto elevati (a causa dell’assenza di enzimi per la riparazione dell’RNA). Per questa ragione, è largamente compreso che i virus RNA sono soggetti alla catastrofe degli errori e al crollo mutazionale spontaneo, cose ben documentate. Nei virus a RNA, l’estinzione entropica di ceppi può essere osservata in meno di un secolo (come nel caso dell’influenza), anzi, talvolta in pochi mesi (come nel caso dell’Ebola). Dunque, in questi casi particolari dobbiamo chiederci di nuovo:
Perché esistono ancora i virus RNA? La risposta è ben nota ai microbiologi: virus e batteri possono persistere per lunghissimi periodi di tempo in uno stato di letargo e possono riemergere da “serbatoi naturali”. I microbiologi applicano continuamente questa conoscenza nei loro laboratori di ricerca.
Essi sanno che le culture in continua crescita sono geneticamente instabili, quindi tengono nel congelatore una copia di riserva di ogni ceppo che studiano. Se vanno in vacanza o mettono un progetto in standby per dieci anni, possono lasciare che tutti i ceppi attivi si estinguano e ripartire da capo
andando al freezer (il loro “serbatoio naturale”) per riportare in vita i ceppi originali e meno mutanti. I serbatoi naturali dei microbi possono esistere grazie al congelamento, all’essiccazione, al semi-letargo o alla sporulazione. Se fosse monitorato per millenni qualunque particolare ceppo microbico in natura, si scoprirebbe probabilmente che passa molto più tempo in una condizione di letargo o di semi-letargo che non in quella di rapida crescita. Un ceppo può crescere per un anno e poi rimanere in letargo o in semiletargo da qualche parte per un secolo. Perciò, i microbi non sono orologi molecolari affidabili e la loro persistenza per migliaia di anni non riflette necessariamente un vasto numero di divisioni cellulari né enormi quantità di mutazioni.

Perché gli ittiosauri e i plesiosauri erano così enormi?


L’oceano antidiluviano un tempo era pieno di rettili marini, alcuni dei quali erano enormi. Loro includono:

Ittiosauri, il cui nome significa ‘pesce lucertola’ ( ἰχθύς ichthys = pesce). Superficialmente sembravano pesci o delfini; solo lo scheletro mostra che erano rettili. Avevano un’ampia varietà di dimensioni, da abbastanza piccole a enormi.

ittiosauri-plesiosauri
Rappresentazione artistica della fine del XIX secolo di un plesiosauro (a sinistra) e di un ittiosauro

Plesiosauri, il cui nome significa ‘vicino alla lucertola’ (πλησίος plēsios = vicino). Sembravano più vicini ai rettili terrestri rispetto agli ittiosauri scoperti non molto tempo prima. I plesiosauri avevano colli lunghi e code lunghe distintivi. Avevano anche una modalità di propulsione unica con potenti pinne: non remavano, ma più come “volare” nell’acqua. (Lo stesso valeva per i pliosauri dal collo corto e dalla testa lunga.) Alcuni plesiosauri erano tra i rettili marini più lunghi.

Alcune scoperte recenti fanno più luce su alcune delle creature più grandi e sul perché le grandi dimensioni erano una caratteristica del design.

Ittiosauri giganti

Sander ha inoltre sottolineato: “Più grande è sempre meglio. Ci sono distinti vantaggi selettivi per le grandi dimensioni corporee. La vita andrà lì se può.”

Di tutti gli animali mai esistiti, solo tre gruppi erano estremamente enormi, con masse superiori a 10-20 tonnellate (t). Le più grandi erano le balene: la balenottera azzurra è l’animale più pesante della storia. I più pesanti sulla terra erano i sauropodi: i dinosauri con il collo e la coda lunghi. Ma i giganteschi ittiosauri rivaleggiavano con i grandi dinosauri e i capodogli (maschi 15–18 m (49–58 piedi), 32–41 t).

Ad esempio, Shonisaurus Popularis (15 m (49 piedi), 30 t) e Shastasaurus sikkanniensis (21 m, 69 piedi, 75 t). 1

Alcuni denti scoperti potrebbero provenire da esemplari ancora più grandi. Un dente misurava 6 cm di larghezza alla base, suggerendo che la creatura avrebbe potuto essere lunga fino a 54 m, più grande persino della balenottera azzurra (30 m). Ma come spesso accade, il problema riguarda resti frammentari: è davvero possibile dedurre così tanto da un solo dente? L’autore principale dello studio, il paleontologo P. Martin Sander dell’Università di Bonn (Germania), ha spiegato: “È difficile dire se il dente provenga da un grande ittiosauro con denti giganti o da un ittiosauro gigante con denti di dimensioni medie”. 3Queste “date” hanno più senso come fasi del Diluvio di Noè, che durò un anno. Il Diluvio spiega anche il motivo per cui fossili di gigantesche creature marine potrebbero essere trovati in alto nelle Alpi svizzere.

Sander ha inoltre sottolineato: “Più grande è sempre meglio. Ci sono distinti vantaggi selettivi per le grandi dimensioni corporee. La vita andrà lì se può.” Documenta anche un chiaro vantaggio idrodinamico delle dimensioni, come delineato nella sezione successiva.

Ma è degno di nota il fatto che, secondo la “datazione” evolutiva, quelli più grandi apparvero e si estinsero prima. Si suppone che gli ittiosauri si siano evoluti 250 Ma (milioni di anni fa), o all’inizio del Triassico. Si presume che i più grandi si estinsero 200 Ma, mentre solo quelli più piccoli sopravvissero fino a 90 Ma, nel tardo Cretaceo, ma prima della presunta estinzione dei dinosauri avvenuta 66 Ma.

Queste “date” hanno più senso come fasi del Diluvio di Noè, che durò un anno. 4 Il Diluvio spiega anche il motivo per cui fossili di gigantesche creature marine potevano essere trovati in alto nelle Alpi svizzere. 2 Durante il diluvio noaico, le placche tettoniche africane si spinsero contro quella europea. Il conseguente sconvolgimento fece sì che il fondale marino si piegasse verso l’alto, dando origine a quelle che oggi chiamiamo Alpi.

Rettili marini giganti: perché più grandi è meglio

Gli ittiosauri erano aerodinamici come i delfini e gli squali. Ma i plesiosauri con il loro lungo collo sembrano molto più sgraziati. Il più lungo e pesante era l’Elasmosaurus, lungo 14 me pesante 2 t. Solo il suo collo era lungo circa 7 metri, uno dei colli più lunghi di qualsiasi animale. Aveva anche un numero record di vertebre: 72.

Questo numero enorme significava che il collo dell’Elasmosaurus era abbastanza flessibile. Tuttavia, questa flessibilità aveva dei limiti. L’analisi delle sue vertebre mostra che il collo era più adatto a piegarsi verso il basso, piuttosto che lateralmente o verso l’alto. Ciò suggerisce che nuotasse principalmente mentre cacciava prede nelle acque sottostanti o sul fondo del mare. 5 Ma come è riuscito a nuotare senza che il collo gli causasse molta resistenza?

Per cercare di risolvere il mistero, gli scienziati dell’Università di Bristol hanno eseguito simulazioni di flussi computerizzati di modelli 3D di varie creature marine. 6 Hanno scoperto che mentre gli ittiosauri avevano una resistenza inferiore rispetto ai plesiosauri, la differenza era minore sulle creature con corpi di grandi dimensioni. Quindi il rapporto lunghezza/sezione non era un buon indicatore di resistenza. 7

Gli studi hanno dimostrato che l’Elasmosaurus sapeva nuotare abbastanza bene, poiché il suo torso molto grande compensava il collo lungo. Allo stesso modo, una creatura con le proporzioni di un Elasmosaurus doveva essere grande per evitare un’eccessiva resistenza. Inoltre, purché il collo non fosse lungo più del doppio del busto, la lunghezza può variare senza aumentare di molto la resistenza. Quindi c’è un’ampia variazione nei plesiosauri fossili.

Come sempre, gli scienziati hanno reso omaggio all’evoluzione, sostenendo che la resistenza dei lunghi colli “è stata annullata dall’evoluzione dei grandi tronchi”. Settimana).

Riferimenti e note

  1. Capodoglio, American Cetacean Society, acsonline.org, 2018. Torna al testo .
  2. Sander, PM e altri 3, Ittiosauri giganti del tardo Triassico della Formazione Kössen delle Alpi svizzere e le loro implicazioni paleobiologiche, J. Vertebrate Paleontology , e2046017, 27 aprile 2022. Ritorna al testo .
  3. Gleeson, S., fossili di “lucertola pesce” trovati nelle Alpi svizzere mostrano alcune delle più grandi creature mai vissute, usatoday.com, 29 aprile 2022. Torna al testo .
  4. Walker, T., Lo strumento di trasformazione della geologia , Creation 43 (2):18–21, 2021; Creation.com/geology-transformation-tool. Ritorna al testo .
  5. Noè, LF e altri 2, Un approccio integrato alla comprensione del ruolo del collo lungo nei plesiosauri, Acta Palaeontologica Polonica 62 (1):137–162, 2017. Ritorna al testo .
  6. Gutarra, S. e altri 4, Le grandi dimensioni nei tetrapodi acquatici compensano l’elevata resistenza causata da proporzioni corporee estreme, Nature: Communications Biology 5 :380, 28 aprile 2022. Ritorna al testo .
  7. Università di Bristol, Grandi corpi hanno aiutato i rettili marini estinti con il collo lungo a nuotare, risultati di un nuovo studio, phys.org, 28 aprile 2022.

di Jonathan Sarfati (https://en.wikipedia.org/wiki/Jonathan_Sarfati)

Ma quale evoluzione dei cani…


Continua la propaganda evoluzionista, cani erano e cani son rimasti… Hanno perso informazione genetica e si sono “specializzati” in relazione ad ambiente etc.

Il problema è che le persone, come i giovani etc, senza pensare credono a una evoluzione del cane e questi articoli sono molto fuorvianti …

Acquistate il testo “Darwin Devolves” del biochimico M. Behe che spiega proprio della non evoluzione dei cani e della disastrosa perdita di informazione, tanto più intensa quanto più selezionate sono state le singole razze.

Articolo che porta a credere falsità

https://www.agi.it/scienza/news/2023-09-09/mappa-genomi-diversita-cani-22947566/

Ipotesi spacciate per scienza


La scienza per stupidi: Telmo Pievani ci vuole raccontare come 900 Mila (900 Mila) anni fa l’uomo ha rischiato l’estinzione e solo grazie a 1280 persone oggi saremmo qui.

Benissimo: quanto eravamo al mondo 10.000 anni fa?

5.000 anni fa?

Non lo sappiamo, facciamo stime, calcoli etc ma su dati ipotizzati e idee prestabilite (il fisico matematico Lee Spetner ha fatto calcoli ben precisi e nel suo testo spiega un po’ di cose a riguardo della popolazione, variazione genetica, mutazioni etc nei suoi testi.)

Ma pensate che anche oggi non abbiamo un censimento reale della popolazione mondiale, in molte parti del mondo i bambini non sono registrati.

E basta un po’ di “logica” per capire che anche in questo caso la str.. ATA e’ evidente, ma viene fatta passare per scienza e nella società dei pirla (la massa è maggioranza) viene letto il titolo e poi riportato con convinzione…

Diffidare assolutamente di tutti questi articoli fasulli basati su pre convincimenti con pochissimi dati oggettivi, con un fine ben preciso: farci paura per il cambio climatico.

La perdita del volo non è evoluzione


I binari fanno deragliare il darwinismo

di Matteo Cserhati

Fig. 1
Figura 1 . La rotaia dalla gola bianca (Dryolimnas cuvieri)

Un recente articolo su un uccello chiamato rallicola dalla gola bianca ( Dryolimnas cuvieri , fig. 1) ha dimostrato la ripetuta perdita del volo in questa specie volante su diverse piccole isole nel sud-ovest dell’Oceano Indiano vicino alle isole del Madagascar e Mayotte, su un presunto 340.000 anni o giù di lì. 1 Ciò ha dato origine a diverse sottospecie incapaci di volare su queste isole, elencate nella tabella 1.

Uno di questi, l’Aldabra Rail ( Dryolimnas cuvieri subsp. aldabranus ), che si trova sull’atollo di Aldabra (isola corallina) alle Seychelles, è l’ultimo rallo incapace di volare nell’Oceano Indiano. Le prove fossili indicano che le rotaie incapaci di volare su quell’isola si erano effettivamente estinte in precedenza, quindi è riemersa una specie incapace di volare essenzialmente identica. Ciò è stato il risultato dell’arrivo sull’isola di più rotaie volanti, che poi hanno perso ancora una volta il volo. I ricercatori ammettono che ciò è accaduto “in 20.000 anni o meno”, un battito di ciglia in termini evolutivi. 2Questo non si qualifica come una dimostrazione dell’evoluzione. L’incapacità di volare è una perdita, non un guadagno.

La particolarità di questo gruppo di uccelli è che la perdita delle capacità di volo sembra essersi verificata più volte e rapidamente. Le condizioni specifiche per questo includono la mancanza sia di predatori terrestri che di concorrenti per il cibo.

La perdita del volo non è evoluzione!

Gli autori di questo articolo affermano che l’incapacità di volare si è “evoluta” più volte. 1

Ma nonostante tali descrizioni, ciò non si qualifica come una dimostrazione dell’evoluzione. L’incapacità di volare è una perdita, non un guadagno. Nessuna nuova struttura è in fase di sviluppo come sarebbe necessaria se le creature volanti si fossero evolute da quelle non volanti; piuttosto, la funzione è stata persa .

Quando gli uccelli volanti arrivarono per la prima volta sull’isola relativamente sottopopolata, non c’era alcuna pressione su di loro per sfuggire ai predatori volando via da loro. Pertanto, gli uccelli con mutazioni che danneggiano le loro ali non sono stati selezionati, perché non hanno sofferto in termini di predazione o hanno trovato meno cibo.Inoltre, è noto che la perdita del volo sia negli uccelli che negli insetti è più comune sulle piccole isole ventose.

Inoltre, è noto che la perdita del volo sia negli uccelli che negli insetti è più comune sulle piccole isole ventose. In un tale ambiente, coloro che subiscono gli effetti di una mutazione che distrugge il volo hanno effettivamente un vantaggio selettivo rispetto alla varietà volatile. È più probabile che gli uccelli volanti vengano spazzati via durante le tempeste, per non tornare mai più, quindi non possono più fornire geni a quella popolazione. 3 Inoltre, le creature incapaci di volare non avevano il costo energetico aggiuntivo necessario per mantenere i muscoli ei nervi necessari per le ali capaci di volare.

Questo è un caso di devoluzione , non di evoluzione. L’effettiva generazione di geni (e le strutture associate) responsabili del volo non è mai stata osservata o dimostrata. Inoltre, la rapidità della perdita del volo in questi uccelli è in contrasto con la nozione popolare secondo cui sono necessari milioni di anni perché avvengano cambiamenti biologici significativi. 4

Tabelle

Tabella 1. Elenco delle specie di rotaie volanti (volanti) e incapaci di volare nell’Oceano Indiano sudoccidentale

SpecieCapacità di voloPosizioneEstinto?
Dryolimas cuvieri cuvieriVolanteMadagascar e MayottaNO
Dryolimas cuvieri aldabranusIncapace di volareAldabraNO
Dryolimas cuvieri abbottiPoco volenterosoAssunzioneEstinto nel 1937
Dryolimas augustiIncapace di volareMascareneEstinto 17 ° sec.
Dryolimas sp.Incapace di volareMaurizioEstinto

Inserito in homepage: 13 ottobre 2021

Riferimenti e note

  1. Hume, JP e Martill, M. Evoluzione ripetuta dell’assenza di volo nelle rotaie di Dryolimnas (Aves: Rallidae) dopo l’estinzione e la ricolonizzazione su Aldabra, Zoological J. Linnean Society , 2019. Torna al testo .
  2. Katz, B., Come l’evoluzione ha riportato dall’estinzione un uccello incapace di volare; smithsonianmag.com, 13 maggio 2019. Torna al testo .
  3. Vedi Insetti incapaci di volare sulle isole spazzate dal vento: anche un difetto può essere un vantaggio a volte , Creazione 19 (3):30, 1997. Ritorna al testo .
  4. Catchpoole, D. e Wieland, C. Speedy species surprise , Creation 23 (2):13–15, 2001. Ritorna al testo .

Le simulazioni al computer dimostrano l’evoluzione


Computer Simulation

Ogni pochi mesi, un notiziario strombazzerà un nuovo programma per computer con “organismi informatici viventi” che dimostrano come si è evoluta la vita sulla terra. Queste simulazioni mostrano spesso come le forme di vita artificiali si riproducono, crescono e cambiano nel corso di diverse generazioni. Gli algoritmi alla base di queste creature possono essere piuttosto complessi nel tentativo di essere il più vicino possibile al “mondo reale”.

Ma cosa dimostrano tali programmi? Per uno, è sempre importante ricordare che qualsiasi programma per computer riflette i pregiudizi e le ipotesi del programmatore. Nella maggior parte dei casi, questi programmatori presumono che l’evoluzione sia vera e i loro ambienti artificiali riflettono questo. Inoltre, molti programmi hanno obiettivi e punti di passaggio, qualcosa che non è vero per la presunta evoluzione darwiniana. I programmatori non fanno un programma senza determinati confini e linee guida che dirigono ciò che il programma può e non può fare. Ne fanno uno con uno scopo in mente.

Infine, la più grande ironia di tutte è che questi brillanti programmatori, che stanno cercando di dimostrare che la vita si è evoluta senza intelligenza, riversano un sacco di potenza cerebrale nella creazione di questi sofisticati organismi artificiali. Tienilo a mente quando dichiarano che questo dimostra che la vita è sorta per pura selezione naturale senza cervello.

Molti programmi che presumibilmente simulano l’evoluzione sono in uso oggi, alcuni addirittura utilizzati per realizzare opere d’arte.1 Molte persone sono state fuorviate da tali dimostrazioni di “vita che si evolve sullo schermo”.

Domanda: “Ho letto da qualche parte che un uomo chiamato T.S. Ray ha sviluppato un programma chiamato Tierra, in cui simula l’evoluzione sullo schermo del computer. Le sue “creature” sono programmi autoreplicanti che “mutano” e alla fine finisce con un’intera comunità di “organismi”, inclusi “ospiti” e “parassiti”. Molte persone sostengono che questa è un’evoluzione reale sullo schermo del computer, dimostrando così che il caso casuale può generare complessità. L’evoluzione è stata dimostrata in questo modo?”

I programmi replicanti (o “organismi” software) di Ray e altri non sono né viventi, né si avvicinano vagamente alla complessità degli esseri viventi. L’analista programmatore John Schneider, in una lettera a Science News, il 30 novembre 1991, sottolinea che Ray li ha creati da un piccolo insieme di istruzioni, che hanno tutte uno scopo importante. Quando mutano (cambiano casualmente) “il programma risultante è ancora una combinazione di quelle stesse istruzioni” e “nessuno degli organismi mostra alcuna capacità che non preesisteva nel modello “genetico” dell’organismo originale”. Quindi, nessun organismo di Tierran ha inventato nuove istruzioni, che è ciò che sarebbe necessario per simulare almeno la presunta evoluzione “verso l’alto”.

Inoltre, Schneider sottolinea che le “regole” nell'”universo” di Tierran sono escogitate per mantenere l'”evoluzione” in corso. Inoltre, gli organismi arrivano completamente formati. Fin dall’inizio, possono muoversi, localizzare gli altri, prendere determinate “decisioni” e riprodursi. Sono stati progettati da un programmatore intelligente che agisce “dall’esterno”, che ha sintonizzato l'”ambiente” del software sulle loro esigenze per vederli prosperare e avere successo. Egli conclude che “Ray ha fatto di più per dimostrare la Creazione Speciale che l’Evoluzione”.

Molti programmi che presumibilmente simulano l’evoluzione sono in uso oggi, alcuni addirittura utilizzati per realizzare opere d’arte. 1 Molte persone sono state ingannate da tali dimostrazioni di “vita che si evolve sullo schermo”. Tuttavia, non solo un’immagine bidimensionale di una medusa non ha alcuna relazione con la realtà, ma gli artisti ammettono che “intervengono per spingere l’evoluzione in certe direzioni” e che sono loro, gli artisti, che “determinano il grado di idoneità richiesto per la sopravvivenza”. numero arabo

Chiaramente, i modelli emergenti sono manipolati dall’intervento umano. Se inizia ad emergere una forma simile a un blob che assomiglia vagamente a una creatura o a un’altra, la situazione può essere regolata fino a quando, influenzata dalla propria idea di ciò che la “creatura” dovrebbe finire, emerge il prodotto finito.

Il professore di biologia aggressivamente ateo Richard Dawkins, nel suo libro molto influente The Blind Watchmaker, descrive come ha usato un programma molto semplice di “replicazione e mutazione” per ottenere varie forme sullo schermo. Divenne molto eccitato dal fatto che potesse evolvere “qualcosa come un insetto”, descrivendo la sua “sensazione di esultanza mentre guardavo per la prima volta queste creature emergere davanti ai miei occhi”.

Tuttavia, il giornalista scientifico agnostico Richard Milton, nel suo recente libro anti-evoluzionista, sottolinea che queste forme “non corrispondono in alcun modo agli esseri viventi, tranne il modo puramente banale in cui vede una certa somiglianza nelle loro forme” (enfasi nell’originale). 3 Ed è Dawkins che interpreta il ruolo di Creatore, poiché sceglie quali sono i più promettenti. Dawkins ammette di aver allevato ogni generazione “da qualsiasi bambino assomigliasse di più a un insetto”. Come dice Milton, “Questo è il motivo per cui hanno finito per sembrare immagini riconoscibili dalla sua memoria”. 4

Referenze

  1. Ad esempio, Beyond 2000, trasmesso sul canale televisivo Channel 10 in Australia il 28 luglio 1994, con le “sculture virtuali” di William Latham, artista in residenza presso il Centro scientifico IBM, Winchester, Inghilterra.
  2. Nuovo scienziato, 19 settembre 1992, p.11.
  3. Richard Milton, The Facts of Life: Shattering the Myth of Darwinism, Fourth Estate, Londra, 1992, p. 148.
  4. ibid., p. 149.

Libero arbitrio e capacità di donare sconfessano il darwinismo sociale


Quanto di più incredibile vi è nell’uomo se non la possibilità di scegliere, di potere decidere anche contro il proprio interesse? Una riflessione del sociologo Fabrizio Fratus

Quanto di più incredibile vi è nell’uomo se non la possibilità di scegliere, di potere decidere anche contro il proprio interesse? L’uomo ha delle possibilità che con la teoria di Darwin proprio non hanno nulla a che fare. La natura, vista nell’ottica neodarwinista, è una continua guerra per la sopravvivenza, una battaglia che ogni essere vivente deve combattere continuamente contro i propri simili e le altre specie. Ma questo è vero o solamente, come lo è per moltissime questioni, è un’interpretazione dominante della vita?

È chiaro che se l’uomo si autoconvince di discendere da un animale i suoi valori saranno differenti rispetto ad una consapevolezza che lo porrebbe in una posizione di “essere speciale”. L’uomo può sia essere uno “sbaglio” sia un essere eccezionale, straordinario. Una società che si basa sull’accumulo per la detenzione del potere avrà valori ben differenti rispetto a una società che si basa sulla comunità e la solidarietà. La teoria di Darwin ci insegna che l’uomo è in perenne competizione per sopravvivere e che quindi la sua sopravvivenza dipende dalla sua capacità di scegliere ciò che per lui è migliore nel “sistema” in cui vive. Come sappiamo il nostro sistema è di tipo capitalistico e conseguentemente di accumulo, chi accumula più danaro e più potere ha maggiore prestigio, e conseguentemente, in un ottica darwiniana, è migliore. Ma l’uomo può scegliere e anche in condizioni dove è nella situazione di forza può scegliere di “perdere”, può scegliere di aiutare, può scegliere di fare ciò che è ritenuto irrazionale… l’uomo sceglie e sceglie anche contro il proprio interesse. Lo fa in “barba” a tutte le teorie materialiste. Lo fa a prescindere e basta.

Il libero arbitrio è la negazione della teoria di Darwin. L’uomo fa scelte, nell’arco della sua vita, che non hanno nulla a che fare con ciò che Herbert Spencer (padre del c.d. darwinismo sociale, ndr) e i suoi amici hanno voluto farci credere. La solidarietà è contro la logica di DarwinIl donarsi. Il sacrificarsi in ogni sua forma è l’empirica testimonianza che l’uomo ha una coscienza non comprensibile con interpretazioni meccanicistiche di tipo materialista. La psicologia evoluzionista non ha nessun tipo di risposta soddisfacente che possa spiegare come l’uomo possa donarsi senza chiedere nulla.

Ritornando al sistema sociale, quindi, noi possiamo capire come mai alcune persone vivano solo per accumulare, ma non possiamo capire come mai alcuni ad un certo punto mollano tutto. Non lo possiamo capire se interpretiamo il sistema sociale seguendo un paradigma di tipo evoluzionista, ma lo possiamo ben comprendere se lo si interpreta con un modello del tutto differente. Proviamo a ricorda il modello sociale proposto da Tommaso Moro in Utopia e proviamo a considerare certi comportamenti dell’uomo, anche nella società in cui viviamo, con tale modello. Da subito comprendiamo che l’uomo vive in un sistema fittizio, realmente lontano dalle sue esigenze spirituali e fisiche. L’uomo della società postmoderna è un prodotto che ha poco a che fare con la sua reale natura, è stato manipolato socialmente ed è “schiavo” di un sistema da lui stesso creato di cui non è più padrone. Ma anche in questo sistema creato e generato dalla rivoluzione industriale prima e dalla rivoluzione culturale dell’800 poi l’uomo ha sempre un dono di cui noi, escludendo Dio, non sappiamo l’origine: il libero arbitrio. La più palese testimonianza di come Darwin e la sua infausta scuola non hanno compreso nulla della natura originaria dell’essere denominato uomo.

Pubblicato su: Il Cittadino Monza e Brianza