La giovane e brillantissima neuroscienziata Suzana Herculano-Honzel è andata a guardare direttamente come stanno le cose, mettendo a punto un metodo originale e veloce per contare “finalmente” e attendibilmente il numero dei neuroni cerebrali, attraverso un processo che realizza, dissolvendo le strutture di connessione, un “brodetto” omogeneo che lascia intatti i nuclei neuronali. La soluzione in provetta è omogenea e, agitandola, consente di stendere su vetrini preparati che possono essere facilmente “letti” e produrre, per inferenza, calcoli molto precisi sul numero totale dei neuroni cerebrali (considerato fideisticamente nei manuali di testo intorno ai 100 miliardi di neuroni per l’uomo).
Nelle misurazioni empiriche della Herculano-Honzel si riscontrano 86 miliardi di neuroni nel cervello umano (con un peso intorno a 1,5 Kg), di cui 16 miliardi sono rappresentati nella corteccia cerebrale: un numero incredibilmente elevato rispetto a tutti gli altri appartenenti al regno animale. Ad es. le grandi scimmie, come i gorilla, arrivano ad avere 53 miliardi di neuroni (con un cervello del peso di 0,5 Kg), e questo è il massimo dopo l’uomo. Ed è proprio l’ immenso numero di neuroni della corteccia cerebrale che produce le abilità cognitive che abbiamo.
Il peso da solo ha poco di significativo, perché vi sono animali con cervelli molto più pesanti (v. l’elefante, con 4,5 kg) e sicuramente con ridotte abilità cognitive.
La neuroscienziata introduce alcune evidenze sorprendenti, che mettono fortemente in crisi le teorie (v. Darwin) basate sull’evoluzione da specie inferiori a specie superiori della stessa “macchina”.
In realtà sono “macchine” diverse e la scienziata lo dimostra. Il cervello dei roditori, ad es., per come è conformato strutturalmente, per come sono realizzati i suoi neuroni, e quindi dovendo seguire i limiti impostigli dalla sua natura, per avere lo stesso numero di neuroni dell’uomo dovrebbe raggiungere il peso di 35 Kg, in un corpo di 89 tonnellate!
Sì perché esiste un legame (una relazione matematica) tra corpo, cervello e apporto energetico.
L’attività di 1 miliardo di neuroni consuma 6 KCal/giorno, e quindi 86 miliardi ne consumano 516, ovverosia il 25% di tutte le KCal consumate dal corpo nel totale giornaliero (2000).
Il problema è come procurarsi alimenti che forniscano tutte queste calorie senza passare l’intera giornata a mangiare (come dovrebbero fare le scimmie per risolvere il problema dell’upgrade del loro cervello al nostro, senza alcuna possibilità matematica di risolverlo).
Il grande passo compiuto dall’uomo, che ha prodotto rapidamente, dopo un lunghissimo periodo di plateau sul peso di 0,5 Kg (come il gorilla) che va dal sahelanthropus tchadensis all’homo abilis, è stata, secondo la scienziata, la scoperta della possibilità di cucinare gli alimenti. Ciò significa mangiare di più in meno tempo, procurandosi un gran numero di calorie da cibo grezzo, ed avere molto tempo libero dalla necessità di alimentarsi. Dall’homo abilis all’homo sapiens, in un brevissimo periodo (rapportato al periodo precedentemente considerato) il cervello umano è passato dal peso di circa 0,5 Kg al peso attuale di 1,5 Kg, presumibilmente con le caratteristiche attuali.
Sintetizzando e concludendo: una “macchina” grezza, strutturata come quella del sahelanthropus poteva evolversi nella “macchina” sofisticata dell’homo sapiens attraverso opportune manipolazioni ambientali (la scoperta della possibilità di cucinare per procurarsi rapidamente tutta l’energia potenzialmente necessaria a portare la struttura ai suoi massimi di performance). Niente di simile sarebbe mai potuto avvenire per “macchine” diverse come quelle dei roditori.
Intelligenti teorie evolutive come quella della Herculano-Honzel, basate su una serie di dati empirici convincenti, entrano in evidente rotta di collisione con grezze (e non supportate) teorie evolutive come quelle darwiniane e neo-darwiniane.
Pensierino finale: un carretto non potrà mai evolversi in una Ferrari.
Paolo Cioni
psichiatra di impostazione neuroscientifica
Interessante, ma non convincente… almeno dal punto di vista evolutivo, a prescindere dal darwinismo e neodarwinismo
La ragione sta in questo; ad esempio se io ho un corpo con uno scheletro alto 1,65, e mi alimenterei con integratori ultraproteici ; il che significherebbe che avrei a mia disposizione un mega supporto di energia risparmiando tempo e indigestioni , ebbene allenandomi ogni giorno a correre, in teoria , o secondo la teoria su esposta sulla base cerebrale; dovrei aumentare a dismisura la mia corporatura scheletrica e muscolare; il che però non corrisponde alla realtà dei fatti, in quanto quello che otterrei sarebbe solo il mio massimo potenziale come ereditato geneticamente, quindi sempre in rapporto alla mia altezza, cioè in rapporto a quello che già avevo come potenziale esponente .
Pertanto quello che cambierebbe in questo caso rispetto a un comune mortale, sarebbe soltanto che io il mio potenziale l’ho sviluppato al massimo, ma non che l’ho creato, o generato io in questo modo a livello genetico .Questo significa che il culturista in origine alto m. 180 rimarrà sempre 1.80; non cresce oltre quello che è strutturalmente secondo le informazioni genetiche come ereditate Poichè è certo che l’allenamento non aggiunge ulteriore informazione al suo patrimonio genetico.
Ora è vero che a volte nella riviste ” Scienze”; 1995; si legge ad esempio che il piccolo dino preistorico a furia di scuotere le sue zampette in aria mentre andava a caccia, saltando per catturare la preda; si fece così crescere a poco a poco le piume, ( cosa ridicola) come se il gesto ripetuto (x magia) potesse scrivere informazioni, sia sul suo patrimonio genetico, sia pure a livello spermatozoico ( dogma ) ; ma questo sta solo nelle favole .
La stessa cosa vale per il cervello dell’uomo; non è che pensando di continuo il cervello si organizza a livelli superiori. Se mai aumenta le sue sinapsi , cioè come nel caso del muscolo che aumenta le sue fibre, ma sempre secondo il potenziale della sua specie, e/o di quello soggettivo .
Difatti il figlio che nascerà da costui, avrà il cervello sempre più o meno dello stesso peso e organizzazione strutturale. In pratica non è il peso a determinare le facoltà intellettuali, ma lo determina la sua complessità strutturale, come è che è organizzato. Il figlio di un culturista non uscirà mai dal grembo materno come culturista superdotato
In pratica le maggiori sinapsi non aumentano la qualità,ma la quantità delle sue capacità cognitive.
In pratica cosa fa più intelligente? la quantità o la qualità strutturale ?.
Mettiamo il caso ipotetico di un cervello di 2 kg di genere umano; ebbene sarà necessariamente più intelligente di un cervello che invece pesa Kg. 1.400??
IO non lo credo proprio; perchè come dicevo è un discorso di qualità, in quanto un cervello preso a metà funzionerà sempre lo stesso, avrà solo ridotta la sua capacità di estensione quantitativa.
Ad esempio, a volte per necessità, in alcune persone si separano chirurgicamente la connessione tra due lobi cerebrali ; ebbene in questi casi mica si è osservato che la persona è diventata demente perchè si trovava con due cervelli separati , di 700 grammi cadauno?
In conclusione non posso che condividere il pensiero finale : un carretto non potrà mai evolversi in una Ferrari.
cordiali saluti
cordiali saluti
Non mi sembra che contraddica sostanzialmente l’assunto. Il discorso che è il numero dei neuroni che fa la differenza, specie per quanto riguarda le attività cognitive a livello delle aree corticali e non il peso del cervello di per sé, è quanto viene in definitiva sostenuto anche dalla neuroscienziata in questione.
Non mi pare neppure contestato il punto sostanziale della questione: l’evoluzione è possibile solo se ci sono le basi strutturali per poter avvenire,indipendentemente da come questo avviene. Se le basi non ci sono, intendo per poter raggiungere l’evoluzione del cervello umano, avendo in dotazione il cervello dei roditori, l’evoluzione potrà avvenire solo all’interno di quel livello inferiore.
Paolo Cioni
infatti condivido pienamente quanto su scritto chiaramente e sinteticamente.
Viceversa quello che forse mi sfugge di quanto asserito dalla scienziata è il suo concetto di evoluzione, perchè parte dal presupposto che l’aver inventato la cottura del cibo abbia contribuito allo sviluppo del cervello…ma che tipo di sviluppo?? SE parliamo di una scimmia , avremmo una scimmia con un cervello che peserebbe kg.1.500, come dire che avremmo un roditore con un cervello che peserebbe lo stesso, o un elefante; ma sempre a un livello inferiore…
Quindi il peso non centra ma la quantità di neuroni. cosa che a me non convinge altrirmenti quei poveretti che si ritrovano con i due emisferi cerebrali separati avrebbero le capacità cognitive di una scimmia anche se di genere schizoide, perchè succede propriamente a queste persone di avere una sdoppiamento cognitivo .
Piuttosto il mio discorso sulla base di indizi mi porta a pensare invece alla complessità del singolo neurone nel suo interagire con gli altri neuroni , tale che anche un cervello con 56 milairdi di neuroni di tipo umano , farebbe si che le sue capacità cognitive sarebbero qualitativamente tali da generare una coscienza consapevole di genere umano o superiore , così come mostra di averla quella stessa piccola indiana vista in tv, ridotta ai minimi termini secondo il nanismo, anche come sviluppo cranico .
A parte questo vi sarebbe da aggiungere che dovrebbe aumentare anche la scatola cranica, e non credo che questa possa aumentare solo perchè si è scoperta la cottura e si ha più tempo libero.. tra parentesi lasciando al lettore quello di spiegare, immaginarsi che cosa significa per un roditore o un gorilla avere più tempo libero , forse per fare disegni?’ E questo contribuirebbe come regola all’evoluzione cerebrale incrementando la massa numerica dei neuroni e al contempo senza alcuna giustificazione quella cranica??
SE così fosse stato; quello successo all’uomo non vedo perchè non poteva accadere anche agli altri animali di aumentare i loro neuroni , in pratica se la coscienza era legata al numero dei neuroni è certo che sarebbe accaduto a qualche altra specie animale.
Poichè se si dice che non è una questione di peso, ma di numero, la cosa nonè che cambi di molto
Suppongo che possibilmente i leoni ci avrebbero perfino superato in intelligenza.
In ogni caso NOn mi spiego perchè all’elefante sia aumentato il cervello ma senza aumento di neuroni , un cervello + grosso non gli serviva, i neuroni potevano essere sempre gli stessi per quello che serviva per dirigere l’intera corporatura. Basti pensare ai dinosauri in rapporto al loro corpo avevanho un cervello minimo, in quanto sarebbe stato uno spreco inutile di energie possedere un cervello grosso in rapporto al corpo. Eppure gli elefanti sanno perfino disegnare col pennello ..pertanto se era na regola : maggiore uso = maggiori neuroni; non potevano aumentare i loro neuroni a prescindere dal peso cerebrale?
potremmo ipotizzare che per centimetro quadro i neuroni sono inferiori per l ‘lefante, ma che per l’intero volume sarebbero gi stessi di quelli umani, pertanto neanche in questo caso ci sarebbe stata differenza, le interazioni ci sarebbero state comunque tra neuroni e neuroni..
In conlusione Il discorso teorico della scienziata per me potrrebbe significare solamente, che l’uomo di oggi con un cervello di kg 1500, avendo molto più tempo libero grazie alla tecnologia, domani si ritroverà con un cervello di 2,5 Kg; ma se evoluzione ci sarà, sarà solo quantitativa e non qualitativa. Altrimenti mi verrebbe da supporre che le persone obese già da adesso avrebbero un cervello superiore di neuroni come densità senza necessità di avere un maggiore volume interno della scatola cranica .
In questo contesto andrebbe poi incluso che sempre a detta degli scienziati noi non usiamo nemmeno tutto il nostro esponente intellettivo, ma solo il 10%.. a questo punto chiedendomi che cosa centra mai tutto sto discorso dell’alimentazione e e del tempo libero per spiegare quello che in realtà era già prima ancora di inventarsi la cottura del cibo, quando il cervello era ( basandosi su teorie evolutive)
solo mezzo kg, e non usato neanche del tutto .
cordiali saluti
Sono ipotesi! Quella della soluzione del cibo cotto è ben in linea con lo sviluppo portentoso del peso del cervello umano in un brevissimo periodo fino a raggiungere 1,5 Kg di peso e il numero di miliardi di neuroni fatidico per avere la possibilità di abilità cognitive superiori, subito susseguente all’apprendimento di forme di cucina.
Si è già detto che i roditori non possono avere un cervello con quel numero di neuroni se non aumentando smisuratamente il peso del cervello e il peso corporeo.
Il fatto che questo signore non creda che il tutto dipenda dal numero dei neuroni (giusti e al posto giusto) mi fa solo prenderne atto.
Il punto fondamentale è che un certo tipo di evoluzione può esistere solo all’interno di una struttura già predisposta, con l’aiuto di fattori anbientali ben utilizzati. Questa è una delle evoluzioni possibili, le altre sembrerebbe di no.
Forse se si mette in contatto direttamente con la neuroscienziata usciamo dal circolo vizioso…