La fine del DNA spazzatura e perché conta


Tratto da Progetto Cosmo

Molti critici del Disegno Intelligente si pongono le domande: “Perché un sito ID dovrebbe essere contento di questa scoperta [si tratta dei recenti risultati del progetto ENCODE (Encyclopedia of DNA Elements), secondo i quali almeno l’80% del DNA è funzionale]?”; “La scoperta che gran parte delle regioni non codificanti dei genomi è funzionale confuta il Darwinismo e conferma l’ID?”

Si, questa scoperta è molto significativa e di grande interesse per i teorici dell’ID e i critici di Darwin, per almeno quattro ragioni.

La prima ragione è che l’affermazione che la maggior parte del nostro DNA è “spazzatura” è stata per lungo tempo usata dai critici dell’ID come obiezione al disegno: perché un progettista avrebbe riempito i nostri cromosomi con così tanta ridondanza? Ciò sarebbe sorprendente nell’ipotesi del disegno ma avrebbe un senso in una prospettiva Darwiniana, dove tali sequenze possono essere pensate come “i residui degli esperimenti falliti dalla natura” (Ohno, 1972). Così, mentre queste scoperte non confermano in modo diretto l’ID o smentiscono il Darwinismo, rispondono però ad una frequente critica dell’ipotesi di disegno.

La seconda ragione è che questa notizia dimostra il grande valore euristico dell’ID rispetto al naturalismo evoluzionistico. Mentre il concetto che la vita è il prodotto di un processo naturale cieco e non guidato va d’accordo con l’idea che un mucchio del nostro DNA non abbia alcuna funzione, il concetto di disegno porta a pensare che troveremo scopi ingegneristici in ogni parte della cellula. Mentre il paradigma evoluzionista scoraggia e ostacola la ricerca delle funzionalità, il paradigma ID la incoraggia decisamente.

Terzo, il DNA spazzatura condiviso [fra le specie] è stato spesso supposto offrire prova della discendenza comune Darwiniana [di tutte le specie da un unico progenitore]. Ma se queste sequenze non codificanti sono di fatto funzionali allora queste sequenze condivise possono essere facilmente spiegate dal disegno comune.

Infine, la sbandierata “identità” genomica del 98% tra uomo e scimpanzé si riferisce solo al 2% del DNA che codifica per la produzione di proteine. Le regioni del DNA non codificanti per proteine sono molto più specifiche per ogni specie. Se queste parti di DNA non codificanti sono veramente funzionali, allora cosa succede a tale “identità” e alla sua significanza rispetto all’ipotesi del “progenitore comune” di Darwin?…

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