DARWIN CONTRO LINNEO


Lo svedese Carlo Linneo (1707-78) è uno degli scienziati più universalmente ammirati. A lui si deve quella classificazione degli esseri viventi le cui linee di fondo restano tuttora valide. Era un devoto protestante e, continuando a dare il nome agli animali, era come se proseguisse l’opera di Adamo. Considerò come unità di base le varie specie, le quali nel suo «albero sistematico» avevano la posizione delle foglie, mentre nei rami via via più grandi raggruppava categorie con affinità sempre minori (genere, famiglia, ordine e così via). Non aveva un’idea precisa e una definizione chiara di specie, ma era convinto che ne esistessero «quante Dio ne aveva create». Usò il latino, cercando di dare a ciascuno «Nome e cognome» (per l’uomo, per esempio, «Homo sapiens»). Gli spedivano piante da tutto il mondo, affinché gli desse il nome, e la sua opera ebbe un grande riscontro pratico.

     Darwin, dopo un secolo, cercò di disfare anche questa conquista del sapere, negando l’esistenza stessa della specie. Insomma, mentre per Linneo esistevano delle discontinuità fra i vari esseri viventi, delle separazioni che impedivano — per esempio — la mescolanza fra cani e gatti, per Darwin le separazioni erano solo apparenti e, come si poteva passare da una razza a un’altra, così si era passati e si stava passando da una specie a un’altra. Per Darwin, cani e gatti provenivano da un progenitore comune ed erano discendenti di due razze via via divaricatesi, mentre le attuali razze di cani non erano altro che «specie in via di formazione». La robustezza e l’aderenza alla realtà dell’opera di Linneo fu tale che restò un monumento inattaccabile; ma anche attraverso questo confronto con Linneo, Darwin si caratterizzò come un nostalgico del passato, piuttosto che come anticipatore del futuro. Linneo aveva dei presupposti fissisti e antievoluzionisti, contro i quali Darwin si schierò apertamente, ignorando la migliore biologia fino allora prodotta (Redi e Spallanzani) e quella che stava emergendo (Mendel e Pasteur).

Fernando De Angelis

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